I ceci nella storia e nel mondo
di Gabriella Molli
Se Carlo Magno nel “Capitulare de villis” impose di
coltivare il cicer italicum in ogni possedimento, vuol dire che i ceci avevano
molta importanza nella dieta del benessere. Quindi se dici ceci, percorri
brandelli di storia. Semi antichissimi (si parla di 5 mila anni avanti Cristo) hanno
un buon valore remineralizzante. E anche se nell'antico Egitto comparivano
nella dieta dei meno abbienti, va detto che ai ceci era attribuita fama
afrodisiaca ed è forse questa la motivazione per cui tutte le cucine del mondo
sono ricche di ricette che li comprendono.
E va ricordato che ancora oggi,
andando nel Sud, nelle fiere e nei mercati si trovano ceci buonissimi da
smangiucchiare per strada. Passati nel forno, croccanti, sono una delizia.
Nelle cucine di casa del Sud venivano fritti e poi addolciti con miele, nelle
feste degli sposi. Il perché è evidente. La fama di buoni induttori alla vita
di coppia è confermata dal Durante.
Se osserviamo i modi di preparazione nel Mediterraneo
spicca l’uso della farina. Un buon esempio è la nostra farinata. E in Libano
spicca un piatto molto diffuso: l’hummus.
Modo di cucinare che si ripete nelle varie cucine medio-orientali, in
cui i ceci costituiscono un caposaldo. Qui gioca un buon ruolo il succo di
limone. Ma ancora farina di ceci si ritrova anche nella cucina di strada. E’ il
caso delle panelle palermitane, ma anche dei falafel delle tavole della
mezzaluna Fertile. Polpettine speziate di straordinario sapore mediterraneo.
Anche il panorama italiano è ricco di preparazioni-mito: ciceri e tria ne è un
classico esempio. Ma basta ricordare che nel Livornese, accanto al classico
cacciucco di pesce, esiste anche un cacciucco di ceci. Rosso come il primo e
ugualmente carico di sapori intensi che avvolgono la bocca.
E che dire del
lombardo-milanese “ceci con la tempia di maiale”. Della piemontesissima
“minestra di ceci e costine di maiale”. Della meridionale “zuppa di ceci con
castagne”. Un punto in più merita l’abbinamento di ceci con i funghi. Ho
mangiato a Siena una zuppetta di ceci e funghi porcini da sballo. Poi se si
vuole un tuffo nella cucina antica, ecco “lagane e ciceri”. Una curiosità: pare
sia stato Orazio a portare a Roma il “laganon” apulo-lucano-calabrese. Le
lagane sono associate alle tagliatelle larghe e alle lasagne. Ceci, pollo o
coniglio, nello spagnolo “garbanzos al riso”. E sulla via Francigena, ecco i ceci gialli (per lo zafferano) della
Valdelsa. Del resto i pellegrini li incontravano già nei “ceci en amarillo” nel
cammino di Santiago.
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