Rucola, e poi?
di Gabriella Molli
Il pesto di rucola di
Daniela mi ha piacevolmente ricordato una discussione tra amici su un tema
affiorato proprio a proposito della ruchetta. Siamo partiti dalla rucola, poi
passammo a: sedano, pinoli, basilico, cipolla, salvia, zafferano; ovvero a
parlare di quelli che sono considerati ingredienti che rinvigoriscono il
desiderio. Ridemmo molto ma, leggendo la cucina romana, ho trovato questi versi
di Ovidio, che per rinvigorire l’amore consiglia:
“….prendi candido bulbo (leggi cipolla o
lampascione?)
quello che ci manda la città greca d’Alcatoo
e l’erba che stimolante
cresce nel tuo orto (leggi ruchetta?)
e qualche uovo e poi miele d’Imetto
e i pinoli che tra gli aghi aguzzi ci dona il pino”
"Sana herba salax, la rucola
“i lenti mariti spinge a Venere”.
Che dire? Pane e cipolla,
poverissimo cibo, oltre a togliere la fame riusciva anche a sollecitare certe
attività piacevoli? E la frittata di cipolle e uova è nata nella testa della
donna con questo intento? Sto sorridendo, ma mi viene
in mente la focaccia con la cipolla e penso alla beffa di una leggenda metropolitana ligure che racconta la nascita di questo piatto da parte di una
moglie follemente gelosa, che cercava di rendere inavvicinabile l’alito del
marito in partenza per una lunga pescata con soste in spiagge lontane fra mille
tentazioni, con tante belle focacce alla cipolla. Beh, a mio avviso è una
leggenda antistorica. Perché è quasi impossibile che le fosse sfuggito il significato
erotico della cipolla che era vietata nella cucina dei monasteri.E sempre parlando di fuoco
d’amore, potrei citare: pistacchi, carciofi, tartufi. Il tartufo, sostiene
Giuseppe Mantovano nel testo “L’avventura del cibo. Origini, misteri, storie e
simboli del nostro mangiare quotidiano” (Gremese Editore, 1989), ha grande
fortuna nelle mense rinascimentali, perché “delicato al gusto”, ma soprattutto
“perché aumenta lo sperma e l’appetito del coito” (da Pisanelli). Poi nel XVII secolo
dall’America, attraverso la Spagna, arriva il rito della cioccolata. E
Mantovano ricorda che Madame Pompadour si cibava di cioccolato e di minestre di
sedano. Fu per questa ragione che
pezzettini di cioccolato sono finiti con pinoli e uvetta in una torta per la
festa di San Bartolomeino a Pitelli? Non ho ancora parlato dei ceci. Che fin dall'antichità sono stati stimati come ottimo aiuto per i riti piacevoli della fecondità. Beh, la farinata e la panizza sono molto diffuse nel nostro territorio, e, guardate bene, secondo tradizione sono piacevolmente consumate in primavera con cipollotti affettati fini. Un’altra annotazione su usi e costumi del nostro territorio, mi porta ad evidenziare che nei fritti canonici delle grandi abbuffate di Natale, Pasqua e Capodanno in casa mia non mancavano mai i sedani fritti. Sarà un caso… Ebbene, ora voglio tornare là dove sono partita: un pesto alla rucola è l’ideale per una cena con super dopocena. Ma voglio anche ricordare che la rucola è diventata negli Anni Novanta un letto meraviglioso per un “carpaccio”. Dice Roberta Corradin nel suo libro “La repubblica del maiale. Sessant’anni di storia d’Italia tra scandali e ossessioni culinarie” (Chiarelettere, 20139: “Digitando “letto di rucola” su Google vengono fuori 247.000 risultati”. E poi: “Il letto di rucola ci arriva sul piatto esaltato dal ménage à trois con carpaccio e scaglie di Parmigiano, pomposamente condito con gocce di aceto balsamico. Ci sentiamo ricchi, informati, gourmet e pure proteici e vitaminici”.
Beh, sì. Ma non è che il piatto sia diventato “una ossessione culinaria degli Anni Novanta”
perché il binomio rucola-carne produce quei piacevoli effetti?
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