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22 aprile 2013

Aspettando San Giorgio


La torta vincitrice n° 2

Aspettando S. Giorgio a Tellaro
 di Gabriella Molli

Video di Maurizio Rivi 


Torte di riso dolci e salate (ma non solo) domenica 21 aprile 2013 a Tellaro. 
Una mattinata di sole e piazzetta Figoli piena di bianchi stand che offrono artigianato
 (belli i gioiellini di Maura Novelli, presidente dell’U.S Tellaro
 e quelli ispirati alla pasticceria). 
E ancora: arte, idee regalo (i giovani di Raftideda hanno mostrato i frutti 
di una splendida attività anche di oggetti da arredo).

Torta n° 1

Ma le torte, che specialità! 
Due salate, come vuole un’antica tradizione tellarese.
 E quattro dolci, seguendo il filone di un percorso che coinvolge
la parte alta a destra del Golfo (Lerici e San Terenzo), 
prosegue sulla costa, toccando Arcola e Vezzano e va verso le colline 
della Val di Magra, con sfumature diverse di uova e zucchero.

Torta n° 3

Cinque le partecipanti al concorso che mi ha visto in giuria 
con Daniela Vettori (questo blog è il suo) che non solo studia le ricette
 della Liguria e della Lunigiana, ma partecipa a eventi 
che coinvolgono la pratica delle mani in pasta e le sfumature esecutive dei piatti, 
specie di quelli che hanno la poesia del verde.
Le sue ricette vegetariane sono facilmente attuabili 
e si propongono come “territorio in tavola”. 

Torta n° 5

Non è stato facile: l’impegno di “giudicare” (si fa per dire) 
la bontà delle sei torte si è legato a una analisi sensoriale attenta perché le cinque “autrici” 
(questa parola non sembri sprecata, ci siamo trovate di fronte a prodotti da forno di  grande eccellenza) hanno lavorato con grande perizia. Ci siamo trovate a disquisire annotando ogni particolare. 


Avremmo voluto poter scegliere una prima torta dolce e una prima salata,
 ma anche poter dare minimi riconoscimenti pari merito per le altre. 
La differenza era così minima che una cottura più croccante
 o la presenza di un uovo in più hanno fatto la differenza.
 Abbiamo lavorato su piccole percentuali, differenze minimali. 
Dicendoci: che peccato non dare un premio a tutte.

Torta n° 4
Ecco i nomi delle partecipanti alla piccola gara di torte di riso per la festa di San Giorgio: 
Daniela Ridolfi, Cristina Tincani, Patrizia Cabano, Rosanna Mattera, Tina Spiga.
 Dovevamo scegliere. Hanno “vinto” Cristina Tincani e Rosanna Mattera. 
 E qui gioca ricordare che Rosanna non è la prima volta che vince. 
Noi preferiamo dire “che si distingue”.
 Per onorare l’impegno preso con l’U.S. Tellaro diciamo loro: brave. 
Ma vogliamo anche dire a tutte le altre “autrici” che gradiremmo pubblicare
 anche le loro ricette in un post a parte. 
Sappiamo che una ricetta è sempre qualcosa di “ricevuto”. Una specie di dono. 
 Fra le “autrici” mi piace citare Patrizia Cabano e la sua torta (che non ha vinto per frazioni di indice) Lei è erede spirituale di mamma Enrica e nonna Renata e zia Amalia.
 E ha tradotto la sua cucina di casa in un piccolo libro 
edito a cura della Società di Mutuo Soccorso di Tellaro, 
andato presto esaurito, ma che meriterebbe una ristampa per portare verso
 Milano, Parma, Brescia sapori e profumi della vecchia cucina di casa tellarese.

Torta n° 6

Le note di Gabriella
 Costituisce un piccolo mistero la consuetudine della torta di riso dolce nell’Est del Golfo e oltre,
verso la Val di Magra e quindi verso il “regno” della torta di riso che è la zona di Carrara.
Si pensi solo al fatto che a Pitelli per la festa di San Bartolomeino si fa dolce 
e a Fossamastra che è in linea diretta in basso sulla costa, si fa salata. 
Come a Portovenere e in tutto l’Ovest del Golfo. Poi subentra anche l’immissione nella torta di riso salata, delle cipolle (Marola e Fabiano Basso) 
o delle zucchine per la festa di San Giovanni a Migliarina. 
Salendo verso l’Alta Val di Vara, ancora torta salata. 
E sotto il monte Dragnone, alla Debbia, Daniela Ferrante continua la tradizione
 del taglio della torta in piccole “losanghe”. 
Un antico modo che ha referenze devozionali dei tempi di un passato assai remoto 
in cui la donna invocava protezione alla Dea Madre.
E la torta di riso dolce per la feste della Madonna, come si spiega? 
Certamente  diffusa dopo il Settecento 
(tutte le piccole chiese degli itinerari mariani sono in barocco ligure) 
porta i segni del riso inteso come bianco-purezza, dell’uovo come simbolo di vita 
e, visto che tutti mettevano anice, contiene qualche retaggio degli influssi orientali. 
Ricordandoci il Mare Nostrum, da cui proviene.









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