La torta vincitrice n° 2 |
Aspettando S. Giorgio a Tellaro
Video di Maurizio Rivi
Torte di riso dolci e salate
(ma non solo) domenica 21 aprile 2013 a Tellaro.
Una mattinata di sole e
piazzetta Figoli piena di bianchi stand che offrono artigianato
(belli i
gioiellini di Maura Novelli, presidente dell’U.S Tellaro
e quelli ispirati
alla pasticceria).
E ancora: arte, idee regalo (i giovani di Raftideda hanno
mostrato i frutti
di una splendida attività anche di oggetti da arredo).
Torta n° 1 |
Ma le torte, che specialità!
Due salate, come vuole un’antica tradizione tellarese.
E quattro dolci,
seguendo il filone di un percorso che coinvolge
la parte alta a destra del
Golfo (Lerici e San Terenzo),
prosegue sulla costa, toccando Arcola e Vezzano e
va verso le colline
della Val di Magra, con sfumature diverse di uova e
zucchero.
Torta n° 3 |
Cinque le partecipanti al
concorso che mi ha visto in giuria
con Daniela Vettori (questo blog è il suo)
che non solo studia le ricette
della Liguria e della Lunigiana, ma partecipa a
eventi
che coinvolgono la pratica delle mani in pasta e le sfumature esecutive
dei piatti,
specie di quelli che hanno la poesia del verde.
Le sue ricette vegetariane
sono facilmente attuabili
e si propongono come “territorio in tavola”.
Torta n° 5 |
Non è stato facile: l’impegno
di “giudicare” (si fa per dire)
la bontà delle sei torte si è legato a una
analisi sensoriale attenta perché le cinque “autrici”
(questa parola non sembri
sprecata, ci siamo trovate di fronte a prodotti da forno di grande eccellenza) hanno lavorato con grande
perizia. Ci siamo trovate a disquisire annotando ogni particolare.
Avremmo
voluto poter scegliere una prima torta dolce e una prima salata,
ma anche poter
dare minimi riconoscimenti pari merito per le altre.
La differenza era
così minima che una cottura più croccante
o la presenza di un uovo in più hanno
fatto la differenza.
Abbiamo lavorato su piccole percentuali, differenze
minimali.
Dicendoci: che peccato non dare un premio a tutte.
Ecco i nomi delle
partecipanti alla piccola gara di torte di riso per la festa di San Giorgio:
Daniela Ridolfi, Cristina Tincani, Patrizia Cabano, Rosanna Mattera, Tina
Spiga.
Dovevamo scegliere. Hanno
“vinto” Cristina Tincani e Rosanna Mattera.
E qui gioca ricordare che Rosanna non è la prima volta che vince.
Noi
preferiamo dire “che si distingue”.
Per onorare l’impegno preso con l’U.S.
Tellaro diciamo loro: brave.
Ma vogliamo anche dire a tutte le altre “autrici”
che gradiremmo pubblicare
anche le loro ricette in un post a parte.
Sappiamo
che una ricetta è sempre qualcosa di “ricevuto”. Una specie di dono.
Fra le “autrici” mi piace citare Patrizia
Cabano e la sua torta (che non ha vinto per frazioni di indice) Lei è erede
spirituale di mamma Enrica e nonna Renata e zia Amalia.
E ha tradotto la sua
cucina di casa in un piccolo libro
edito a cura della Società di Mutuo Soccorso
di Tellaro,
andato presto esaurito, ma che meriterebbe una ristampa per portare
verso
Milano, Parma, Brescia sapori e profumi della vecchia cucina di casa
tellarese.
Torta n° 6 |
Le note di Gabriella
Costituisce un piccolo
mistero la consuetudine della torta di riso dolce nell’Est del Golfo e oltre,
verso la Val di Magra e quindi verso il “regno” della torta di riso che è la
zona di Carrara.
Si pensi solo al fatto che a
Pitelli per la festa di San Bartolomeino si fa dolce
e a Fossamastra che è in
linea diretta in basso sulla costa, si fa salata.
Come a Portovenere e in tutto
l’Ovest del Golfo. Poi subentra anche l’immissione nella torta di riso salata,
delle cipolle (Marola e Fabiano Basso)
o delle zucchine per la festa di San
Giovanni a Migliarina.
Salendo verso l’Alta Val di Vara, ancora torta salata.
E
sotto il monte Dragnone, alla Debbia, Daniela Ferrante continua la tradizione
del taglio della torta in piccole “losanghe”.
Un antico modo che ha referenze
devozionali dei tempi di un passato assai remoto
in cui la donna invocava
protezione alla Dea Madre.
E la torta di riso dolce per
la feste della Madonna, come si spiega?
Certamente diffusa dopo il Settecento
(tutte le piccole
chiese degli itinerari mariani sono in barocco ligure)
porta i segni del riso
inteso come bianco-purezza, dell’uovo come simbolo di vita
e, visto che tutti
mettevano anice, contiene qualche retaggio degli influssi orientali.
Ricordandoci il Mare Nostrum, da cui proviene.
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