Questa mattina al Chiostro degli Olivetani ho partecipato
con molti altri soci Slow Food alla presentazione
del progetto di recupero e valorizzazione
dell'oliveto dell’antica villa romana, nei terreni demaniali all'interno dell’Area Archeologica del Varignano Vecchio. La giornata era di una bellezza particolare,
il sole limpido e l’aria frizzante ci hanno regalato immagini indimenticabili.
Erano presenti i rappresentanti delle istituzioni ma anche i veri fautori di questo progetto nato anni fa: Paola Roberta Zara Faggioni - assessore del Comune di Portovenere,
Lucia Gervasini – archeologa responsabile aree Luni e Varignano –
Soprintendenza ai Beni Archeologici della Liguria, Cristina Bartolini - Direzione Regionale, Francesca Cecchini – agronoma CIA La Spezia – curatrice dello studio sul recupero dell'oliveto della villa romana
del Varignano Vecchio, il Presidente di
Slow Food Liguria Valter Bordo, Silvano Zaccone – Presidente della Condotta
Slow Food Golfo dei Poeti – Cinque Terre – Val di Vara – Riviera spezzina e Matteo Bertola (chef del ristorante Ripa
del Sole di Riomaggiore) che dopo aver partecipato al bando di conferimento
dell'area agricola in fitto , ne ha assunto da poco tempo la gestione con
l'intento di arrivare ad un graduale recupero degli spazi destinati alla
coltivazione degli olivi (purtroppo abbandonati da molti anni), per la produzione di olio extravergine di
oliva ed ha quindi coraggiosamente iniziato il percorso di olivicoltore.
La villa romana , risalente al primo secolo dopo Cristo, è
situata a ridosso della base militare del Varignano affacciata sul mare, tra la
zona del santuario delle Grazie e, a nordest, del forte
militare omonimo. Al momento della
costruzione la villa , con annessa fattoria agricola , era situata direttamente
sul mare
Qui ancoravano i battelli per caricare l'olio destinato al commercio |
(come testimoniano ancor oggi gli antichi approdi in parte visibili
all'interno dell'area archeologica) e produceva olio di oliva che veniva commercializzato . Il quartiere padronale - pars urbana -
e la zona produttiva - pars fructuaria - sono separate da una
corte che fungeva a luogo delle lavorazioni del torcularium (frantoio
per olio), erano presenti due
torchi per la spremitura e una cella olearia a cielo aperto.
L'impianto per la lavorazione dell'olio
rimase attivo fino al I secolo d.C.
, successivamente fu costruito un impianto
termale privato con locali riscaldati e vasche per i bagni freddi e a tal
scopo fu realizzata una cisterna
voltata, considerata pressoché unica nel suo genere rispetto ad analoghi
edifici romani dell'Italia settentrionale e in Europa. Sono visibili i resti
dell'area destinata a frantoio unitamente alla grande cisterna d'acqua al
servizio della fattoria e della villa sapientemente recuperata .
Dalla collaborazione fra Soprintendenza ai Beni Archeologici
della Liguria e Condotta Slow Food Golfo dei Poeti – Cinque Terre – Val
di Vara – Riviera spezzina , è nata
l'idea di favorire il recupero del grande oliveto che sta all'interno
dell'area con la creazione nel tempo di
alcuni spazi didattici per le scuole e gli adulti.
Al termine della visita all’interno dell’area archeologica,
Matteo e la moglie ci hanno deliziato
con una degustazione del primissimo olio
novello dell'oliveto del Varignano Vecchio, (Oleum Optimum, non ancora in
commercio) accompagnata da diversi stuzzichini
e prelibatezze alle olive.
I luoghi:
Le Grazie di Portovenere
Monastero Olivetano delle Grazie - Chiostro degli Olivetani
Area archeologica della Villa Romana del Varignano Vecchio